Il buio è necessario.
Ad un certo punto la ferita è diventata così grande che ci sono sprofondata dentro e, in quell’abisso di dolore, non ho più udito la voce della mia anima.
Questa è stata la disperazione più grande: non sentirla più.
Forse è vero che il buio assoluto può essere senza suono, così silenzioso da non permettere nemmeno di percepire il rumore del proprio respiro.
All’inizio questa disperazione rendeva tutto più complicato: invece di restare e sentire il mio dolore, vagavo in cerca di quella voce che credevo mi avrebbe salvata.
Staccarmi da lei è stata l’esperienza più dolorosa della mia vita.
Provavo un senso di colpa che mi logorava e mi chiedevo come fosse possibile che, dopo anni trascorsi a farmi guidare da quel dolce e potente suono, non riuscissi più a udirlo.
Ancora nel buio?
Ancora in quel luogo in cui per anni avevo creduto di non poter ricadere?
Eppure è successo di nuovo, una seconda volta, e all’inizio è stato inaccettabile.
“Tu sai cosa fare” continuavo a ripetermi, ma quelle parole non facevano che appesantirmi il cuore.
Credere di sapere, a volte, ti allontana da una grande verità: per evolvere bisogna lasciare andare ogni cosa, persino la consapevolezza di chi si è stati fino a quel momento.
Eppure io rivolevo la me di prima. La cercavo ovunque, pregavo che tornasse; la vita senza di lei mi sembrava priva di senso.
Per molto tempo ho continuato a ripetere a me stessa e agli altri:
“Non sono e non sarò mai più la stessa persona di prima”.
E quelle parole avevano il sapore di una condanna, di una sconfitta.
Ma sono rimasta. Ho continuato il mio cammino come potevo: a volte terrorizzata, altre arrabbiata, altre ancora così dolorante da non avere la forza di fare un passo.
Ma sono rimasta.
E quel cammino ha dato un senso a ogni cosa.
Ho capito che :
Il buio è necessario.
Non essere più la stessa persona di prima non è una sconfitta, ma una possibilità di diventare più forte di quanto si fosse mai stati.
La disperazione ti mette così a nudo da farti sentire totalmente indifesa e spaventata, ma proprio questo aumenta la compassione verso te stessa.
Per evolvere bisogna liberarsi dall’idea del tempo: altrimenti ci tiene inchiodati a una realtà fatta di sensi di colpa, ansia, perdita.
Nel cammino spirituale non esiste il tempo, esiste solo il passo che compiamo e con quanta presenza lo viviamo.
Ho compreso che, in certi momenti, il semplice rimanere vivi è l’atto di forza più grande possibile.
Ho compreso che :
il buio è sì l’abisso delle nostre ferite, ma se ci sprofondi dentro e smetti di averne paura o di rifiutarlo, a un certo punto la luce entra.
E se riesci a fare questo, ad inondare d’amore le tue ferite, allora ogni cosa acquista senso e tu sai che non essere più la stessa persona di prima può rivelarsi il dono più grande che la vita possa farti.