Il coaching
Il potere della relazione trasformativa.
Una delle cose più potenti che ho percepito grazie alla presenza della mia guida spirituale era che, attraverso le sue parole e il suo ascolto, riuscivo a vedere le cose da un’altra prospettiva.
Iniziavo a pormi domande completamente diverse : più profonde, sull'esistenza, sul mondo invisibile, sul prossimo, su me stessa. E quelle domande avevano un altissimo potere sulla mia evoluzione.
L’intento: libertà, autorealizzazione, indipendenza.
Lei mi ha guidata, non voleva che io avessi bisogno di lei, voleva che io mi autorealizzassi, che fossi libera e in grado di evolvere anche senza di lei.
Così ho deciso che lo avrei fatto. Mi sarei rivolta a me stessa con la stessa cura con cui lei si rivolgeva a me, mi sarei ascoltata senza giudicarmi come faceva lei con me.
Dall’esperienza personale alla missione.
Durante il cammino, mi sono chiesta diverse volte quale fosse il modo per aiutare il prossimo grazie alle mie esperienze e ai valori che avevo coltivato.
E’ così che ho riconosciuto il coaching spirituale, non solo come parte integrante della mia evoluzione personale, ma anche come contributo a quella del prossimo.
Le mie parole come direzione, non verità.
Spesso, le mie parole sono solo un dito che indica la direzione, perché, quando si tratta di mondo interiore, la consapevolezza arriva solo attraverso la ricerca e poi l'esperienza..
Mi impegno ogni giorno in questo cammino, anche per essere davvero presente con le persone che scelgono di iniziare un percorso con me.
Il coaching come cammino condiviso.
Avere una guida è stato fondamentale per me. Ho compreso il valore della condivisione, del confronto, dello scambio di energia, del supporto reciproco.
Il mio lavoro è questo: guidare e supportare le persone in questo viaggio potente e trasformativo.
Anche se si tratta di un viaggio dentro se stessi, l'altro può essere fondamentale.
In un mondo che tende a separare, a nutrire l’ego e a farci credere che l'individualismo renda invincibili, il coaching ci accompagna verso una prospettiva di unione e di connessione, come sviluppo e manifestazione del nostro potenziale.
Dare solo ciò che sappiamo dare a noi stessi.
Ci sono voluti vent'anni di cammino per riconoscere e manifestare i valori - o strumenti - necessari per essere al fianco delle persone.
E oggi so con certezza una cosa: non possiamo dare all’altro ciò che non siamo in grado di dare prima a noi stessi.
Il valore dimenticato della relazione.
Il mio lavoro si fonda su un principio che, purtroppo, oggi viene spesso trascurato, ma che io reputo prezioso: la condivisione e la relazione col prossimo.
Quando ho iniziato a percepirmi come energia, ho anche percepito un profondo senso di unione. Ho riconosciuto il suo potere e l'influenza che ha su me stessa e sugli altri.
Il coaching mi dà modo di manifestare questo senso di unione che abita in me.
Forza non è isolamento.
All'inizio ho creduto che l'atto di forza maggiore fosse rialzarmi da sola. Poi ho capito che è altrettanto potente saper riconoscere di aver bisogno dell’altro.
La relazione può avere un potere evolutivo incredibile. Chiedere aiuto, raccontarsi, mostrarsi anche vulnerabili sono tutte esperienze che insegnano molto: prima su noi stessi, e poi sugli altri.
Perché sono diventata una spiritual coach.
Sono diventata una coach spirituale perché comprendo a fondo il valore della relazione. Credo che, per poter accompagnare qualcuno in un viaggio così potente, sia fondamentale incarnare ciò di cui si parla.
Quando si è connessi con se stessi e in cammino, le persone ricettive lo percepiscono: non solo dalle parole e dal modo di ascoltare, ma anche a livello energetico.